Come diventare fotografo del paesaggio secondo National Geographic

Come diventare fotografo del paesaggio secondo National Geographic

Come si diventa fotografo del paesaggio? Everyday Climbers intervista Marco Pinna, Photo Editor di National Geographic Italia.

diventare fotografo del National Geographic

Ci sono due tipi di Everyday Climber: quelli che si “limitano” a scalare la vetta, e quelli a cui piace anche fotografarla. Ma come si diventa fotografo del paesaggio? Lo abbiamo chiesto a Marco Pinna, Photo Editor della versione italiana della rivista National Geographic.

Ciao Marco, come si diventa fotografo del paesaggio?

I requisiti essenziali per diventare un fotografo del paesaggio sono: una buona attrezzatura, grande pazienza, una buona conoscenza delle specie che si vogliono fotografare e un grande amore per la natura selvaggia in generale.

Una volta questo tipo di fotografia era riservato a pochi professionisti che si spingevano in luoghi isolati con attrezzature costosissime. Oggi, grazie alla fotografia digitale e ai viaggi low cost, è diventato un hobby accessibile a tutti e anche i dilettanti possono ottenere ottimi risultati. In genere, però, questi risultati si limitano a scatti singoli, in alcuni casi anche straordinari che – grazie ai social network e ai molti concorsi fotografici aperti al pubblico – possono fare il giro del mondo ed essere pubblicati ovunque.

Un vero e proprio reportage naturalistico di un certo livello richiede invece molto tempo, e resta ancora oggi ad appannaggio dei professionisti. Una cosa è fare un safari in Kenya e rubare la foto di un ghepardo dalla jeep, un’altra è seguire la vita di una famiglia di ghepardi per settimane dopo averne studiato a fondo il comportamento e le caratteristiche. Ritengo perciò che per fare il fotografo naturalistico a un certo livello sia indispensabile dedicarsi alla fotografia a tempo pieno.

Come i social media e, in particolare, Instagram hanno impattato la fotografia di natura?

Il discorso si ricollega alla risposta precedente. Il dilettante, l’amatore, che abbia scattato una grande fotografia, ha la possibilità di diffonderla in tutto il mondo grazie ai social media. Quando uno scatto diventa “virale”, il fotografo può certamente considerarlo un successo, e magari un evento del genere può aprirgli la strada professionale, cosa che fino a pochi anni fa si otteneva solo attraverso colloqui difficili da ottenere, amicizie o anni e anni di lavoro.

Certo, c’è anche il rovescio della medaglia, ossia il fatto che nella rete il fotografo rischia di perdere ogni controllo delle sue foto, che proprio diventando virali si diffondono in maniera incontrollata e vengono utilizzate anche in modo illegale senza citare il fotografo o retribuirlo in alcun modo.

I professionisti, che non snobbano di certo l’uso di Instagram o altri social media, lo sanno bene e prendono le loro contromisure, ma per il dilettante il pericolo è sempre in agguato. Come photo editor, considero i social uno strumento in più per trovare foto pubblicabili, anche se bisogna sempre stare attenti a non scadere nella superficialità puramente estetica e priva di contenuto.

Quanto è importante il soggetto nella fotografia del paesaggio?

Nel fotogiornalismo, e di riflesso anche nella fotografia naturalistica che è comunque documentazione, il soggetto è senza dubbio il fattore più importante. Nel fotogiornalismo puro l’estetica ha un ruolo di secondo piano: senza soggetto, senza un tema, non c’è nulla. Se invece entriamo nel campo della fotografia concettuale o astratta in cui non ci sono regole e tutto dipende dalla sensibilità del fotografo/artista, conta senza dubbio di più l’estetica del soggetto.

Per me gli ingredienti di una buona foto sono questi: soggetto (50%), composizione, luce e impatto emotivo. Ma solo i grandi fotografi riescono a creare con costanza un connubio tra soggetti interessanti e un’estetica valida.

Da dove cominciare a fotografare?

Il primo ingrediente è la passione, e quando c’è quella si può cominciare da ovunque, anche nel giardino di casa propria, che spesso nasconde tesori insospettabili.

Ricordo, ad esempio, un ottimo lavoro realizzato da un dilettante dalla finestra di casa sua, da cui vedeva un nido di uccelli dei quali realizzò una documentazione completa, dall’uovo al primo volo, nell’arco di un mese circa, senza spostarsi da casa. Il reportage vinse anche un premio. I soggetti non mancano, in casa, nel quartiere, nei parchi urbani, nei campi … basta avere passione e una macchina fotografica.

Chiaramente entrare nel mondo dei professionisti non è impresa semplice, ci vuole una grande determinazione e bisogna essere disposti a fare sacrifici anche economici, ma penso che la fotografia sia anche un meraviglioso hobby e che possa regalare grandi soddisfazioni a tutti, a prescindere dalla professione che uno svolge.

Diventare fotografo di National Geographic è un sogno realizzabile?

Come tutti i sogni, naturalmente lo è. Ogni cosa può essere realizzata se lo si vuole davvero. National Geographic (NG) resta un marchio di eccellenza nel campo della fotografia, quindi la strada per arrivarci è lunga e tortuosa, ma non è impossibile.

C’è anche da dire che il concetto di fotografo di NG è cambiato molto. Da una quindicina di anni a questa parte il settore dei giornali è in grave crisi e sono stati fatti tagli ovunque, perciò non esistono più gli staff photographers, cioè i fotografi assunti che lavorano fisso per la redazione, come lo erano i nomi gloriosi degli anni Ottanta e Novanta di National Geographic come David Alan Harvey, Michael Yamashita o Jodi Cobb, che erano simboli del giornale e ne facevano parte a tutti gli effetti.

Oggi, infatti, anche un magazine come NG fa ricorso a fotografi freelance, il che da un lato offre a più persone la possibilità di pubblicare, ma dall’altro aumenta la concorrenza, limita le collaborazioni e le rende più sporadiche.

Molti fotografi magari pubblicano per NG una volta sola e poi mai più; viene a mancare un rapporto continuativo. In genere, comunque, NG pesca tra i grandi professionisti delle agenzie più affermate come Magnum. È difficile che un nome sconosciuto entri nella “cerchia”, a meno che non abbia un lavoro davvero straordinario, ma rimane comunque la possibilità che accada.

A NG si cerca sempre un prodotto fotografico “speciale”, con un forte contenuto e un’estetica impeccabile. Ogni foto deve essere parte integrante della storia che si racconta e deve far dire wow allo spettatore: se qualcuno ha realizzato un servizio di quel livello, può ben sperare di pubblicarlo su NG.