In ogni zaino c’è una storia: Chiara Gamberale
Che sia un viaggio speciale, una nuova avventura lavorativa o un’esperienza fuori dal comune, ognuno di noi tenta di prepararsi a un appuntamento importante con la vita seguendo un rituale collaudato.
Se ogni vigilia è costellata di dubbi e incertezze, il ritorno, invece, porta con sé nuove consapevolezze, incontri fortunati e oggetti dal forte valore simbolico.
Abbiamo chiesto ad alcuni Everyday Climbers di eccezione di condividere la loro esperienza per ispirare chi tra voi si appresta a compiere un’impresa particolare.
La scrittrice Chiara Gamberale è la prima Everyday Climber.
Ciao Chiara, quale appuntamento importante con la vita vuoi condividere?
Chiara: Nel 2002, ho attraversato una forte crisi matrimoniale che è coincisa con la cancellazione di un programma radiofonico a cui lavoravo. In un colpo solo ho perso tutti i punti di riferimento più importanti della mia vita sia personale che lavorativa.
Sono stata a lungo sposata con uno scrittore ed era nostra abitudine rifugiarci su un’isola a scrivere fuori stagione, per poi tornare in città. Per noi, c’è sempre stato un momento per la scrittura e un momento per la promozione.
La città non fa per me. È nell’assenza di oggetti che faccio due cose: scrivo e cammino.
Ma stavolta era diverso: ero sola con un libro da scrivere “Quattro etti d’amore, grazie” (Feltrinelli ed.) senza punti di riferimento in cui mi identificavo fortemente e mi sono detta: “Adesso che faccio?
Cosa hai fatto in concreto per ritrovare te stessa?
Dovevo trovare un’isola perché a me le isole hanno sempre aiutato e io, che sono una persona zero mondana, ho scelto Formentera verso cui, in realtà, avevo sempre avuto tanti pregiudizi.
Invece si è rivelata piena di sfaccettature, proprio come scritto nel blog e libro Formentera non esiste. Mi sono trasferita lì dall’ultimo giorno di settembre a Natale con la voglia di ricostruirmi e, per dimostrare a me stessa che potevo cambiare, ogni giorno per dieci minuti ho fatto qualcosa di nuovo, come ho poi raccontato nel mio libro “Per dieci minuti” (Feltrinelli ed.).
Raccontaci i momenti salienti di quest’avventura attraverso alcuni oggetti.
La bicicletta e la bandana
Nel corso di quei mesi la mattina scrivevo e il pomeriggio giravo per l’isola con la mia bicicletta con in testa la solita bandana. Un giorno ho avuto un bruttissimo incidente che mi ha procurato sette punti sul mento.
I miei genitori, due vivaci 75enni, sono venuti a coccolarmi per un weekend intero. Per me quella caduta è stata davvero una sfida e l’inizio di una rinascita. Mi sono detta: “Io devo stare qui!”.
Il taccuino e il computer
Di solito scrivo gli appunti su un taccuino, ma per la scrittura del libro uso il computer.
Lo zaino
In generale, sono una persona poco attenta ai beni materiali e una grossa sostenitrice dei viaggi zaino in spalla. Ne ho uno che porto con me anche durante le presentazioni dei miei libri.
Il cellulare
Porto con me sempre un cellulare basico per difendermi dall’eccesso di comunicazione. Oggi puoi andare ovunque, ma non ti allontani mai veramente. Io scappo e vado a riempirmi di vuoto.
Il peluche
Nei miei viaggi non può mancare l’orsetto bianco con cui dormo da quando sono piccola.
La parola LOVE
Quando sono arrivata nella mia casa di Formentera, alla parete del salotto era appeso il quadro di un’artista italiana dal titolo Depressione. Io l’ho sostituito con delle lettere di latta che formavano la parola LOVE.
Cosa ti sei portata a casa da questa esperienza?
Quando sono caduta dalla bicicletta, mi sono rialzata e sono andata avanti con una nuova consapevolezza: al di là delle esperienze personali e professionali che un individuo fa, c’è qualcosa di molto forte: la propria identità.
Il mio è stato un percorso di rinascita professionale. Mi sono sempre domandata: “Sono una radiofonica o una scrittrice?”. Mentre ero sull’isola, un’altra radio mi aveva chiesto di collaborare, ma io avevo capito che ero e sono solo una scrittrice. Da quel momento in poi ho giocato tutto sulla scrittura rischiando molto, poi sono arrivati tutti i miei libri.
Dal punto di vista personale, di solito, nei momenti di confusione e spaesamento, si dà la colpa all’altro. Appellarsi al rancore è sempre un’occasione mancata di crescita. Io sono tornata da questa esperienza molto più forte.