Scalare e fotografare: intervista a Giampaolo Calza

Scalare e fotografare: intervista a Giampaolo Calza

Guida alpina, scalatore e fotografo tutto in una sola persona. Abbiamo fatto una chiacchierata con Giampaolo Calza, uomo di grandi passioni, sognatore e grande comunicatore della montagna attraverso i suoi scatti.

Intervista a Gianpaolo Calza, fotografo, scalatore ed alpinista

Everyday Climbers Magazine ha fatto una chiacchierata con Giampaolo Calza per provare a entrare nel “suo mondo”.

Come hai iniziato a fotografare?

Sono nato in montagna e, grazie alla famiglia, ho cominciato molto presto a salire in vetta e ad innamorarmi della fotografia; da lì in poi è stato un susseguirsi di motivazioni per la crescita, sia come scalatore sia come fotografo. La mia priorità è quella soprattutto di raccontare il territorio, per far vedere a tutti le bellezze che ci circondano.

Come pianifichi le tue escursioni fotografiche?

Mi capita spesso di improvvisare i lavori fotografici. A volte però ho dei progetti più seri per raccontare i territori e la pratica delle attività outdoor. Se poi mi capita di accompagnare delle persone in montagna o anche per i corsi d’arrampicata o su una ferrata, io porto sempre con me la macchina fotografica, e spesso capitano bellissime occasioni.

Come convivono il tuo essere guida, scalatore e status di fotografo?

È una grande occasione per me condividere le emozioni nell’ambiente naturale in cui vivo. Quello di essere guida o scalare le pareti con i miei compagni diventa attraverso la fotografia una grande opportunità nel raccontare quello che provo nell’esser lì con loro. È la mia forma di comunicazione, e vedo che tutti quanti sono felici.

Hai qualche consiglio da dare per fare una buona fotografia di paesaggio?

In verità non mi sono mai definito fotografo, da autodidatta dare consigli mi sembra troppo. Però negli anni ho capito che l’inquadratura è una degli aspetti fondamentali per poter comunicare attraverso una foto. Il nostro angolo visivo attraverso gli occhi è di circa 120 gradi e quindi l’inquadratura orizzontale è quella ideale. Anche la fotografia verticale è molto interessante, ma più difficile da realizzare: qui è fondamentale che le cose e le linee siano in posizione perfetta. Come consiglio finale per un buon scatto, bisogna partire con una buona idea e da lì metterla in pratica. Cosa facile a dirsi e difficile a farsi.

Fai uso di post-produzione nei tuoi lavori? Quanto conta per il risultato finale?

Fin da quando ho mollato la fotografia analogica ho sempre desiderato riuscire a riprodurre le immagini che mi dava la pellicola con i colori caldi o freddi (a seconda della pellicola che si usava) e così ho iniziato a scoprire alcuni programmi di editing fotografici. Ora lavoro soprattutto con formati Raw e utilizzo questi programmi per la post-produzione e sulle panoramiche Auto Pano Giga. Per lavorare con le panoramiche bisogna usare la macchina fotografica completamente in manuale, senza autofucus o esposimetro per avere un’immagine più grezza possibile per poi elaborarla successivamente. Ma la cosa più importante è metterci tanta passione e saper cosa vuoi da quello scatto prima di fare click

Cosa non manca mai nel tuo zaino?

Beh, sicuramente macchina fotografica e cavalletto. Ma anche, corda, imbraco, pile per illuminare e magari qualcosa per passare la notte in montagna.