Progetto di ricerca

Ricerca sui ghiacciai: dieci anni di studi

Avviato nel 2007, Il progetto di Levissima con l’Università degli Studi di Milano ha l’obiettivo di raccogliere dati e informazioni sullo stato di salute della “criosfera” (neve, ghiaccio e permafrost) italiana e di progettare stategie di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici.

Levissima e l'Università degli Studio di Milano, dieci anni di studio dell'acqua, dei ghiacciai e del clima

Levissima e l’Università degli Studi di Milano hanno svolto per dieci anni uno studio dell’acqua, dei ghiacciai, delle nostre montagne e del clima. Levissima è impegnata dal 2007, al fianco dell’Università degli Studi di Milano, in un programma di sostenibilità ambientale per studiare la criosfera. Il progetto ha lo scopo di raccogliere dati sul ghiaccio, sul manto nevoso, sull’acqua di fusione glacionivale e sul permafrost. L’area di studio è stata inizialmente il bacino glaciale Dosdè-Piazzi, in alta Valtellina, caratterizzato da ghiacciai piccoli e di medie dimensioni, da cui sgorga la purissima acqua minerale Levissima, con l’obiettivo di estendere le metodologie sperimentate su quest’area a più vaste zone glaciali. Dal 2014 le ricerche di campo si sono anche estese al Ghiacciaio dei Forni, ubicato nel cuore del Parco dello Stelvio.

 

La ricerca ha raggiunto un primo obiettivo nel 2015, realizzando il Nuovo Catasto dei Ghiacciai Italiani. Si tratta di un vero e proprio atlante dei ghiacciai italiani, aggiornato al periodo attuale, che riporta dati e informazioni sui 903 ghiacciai presenti sulle nostre montagne.

Progetto Di Ricerca Levissima

Le tappe del progetto sui ghiacciai

1. 2007 – La rinascita della stazione meteorologica.

 

Sulla superfice del Ghiacciaio Dodè Orientale, nel gruppo Dosdè-Piazzi in Alta Valtellina, è stata collocata una stazione meteorologica automatica che raccoglie dati sulle condizioni dell’atmosfera e sui flussi energetici per studiare quanto intensamente fonde il ghiacciaio. I ricercatori della Statale hanno inoltre analizzato in laboratorio foto aeree ed ortofoto del periodo 1954-2007 e i risultati ottenuti indicano una riduzione della superfice glacializzata di circa il 50% in poco più di mezzo secolo.

 

2. 2008 – L’esperimento con la coperta geotessile.

 

Per la prima volta in Italia viene collocato sulla superfice del Dosdè Est uno speciale geotessuto bianco (in poliestere polipropilene) che impedisce la penetrazione dei raggi UV e costituisce un’efficace barriera isolante dai raggi solari e dall’aria calda primaverile ed estiva proteggendo così ghiaccio e neve e riducendone la fusione. Il geotessuto ha permesso di preservare, durante la stagione estiva 2008, oltre il 40% circa dello spessore del manto nevoso e l’80% del ghiaccio glaciale.

 

3. 2009 – La misurazione della febbre del ghiacciaio.

 

Il secondo esperimento di “protezione glaciale attiva” è stato realizzato con la stesura di un nuovo telo protettivo geotessile. Sotto il telo sono stati collocati dei termometri per misurare la “febbre del ghiacciaio”, i quali hanno evidenziato come il geotessuto agisca smorzando del 50% l’onda termica responsabile della fusione glaciale, fungendo così da isolante termico. Questo ha permesso di preservare circa 115.000 litri d’acqua.

 

4. 2010 – Alla scoperta del ghiacciaio nascosto.

 

Nel 2010 inizia lo studio del permafrost o ghiaccio “nascosto” nella roccia e nel suolo. Con la collocazione di alcuni termometri dalla superficie a mezzo metro di profondità nella roccia della vetta di Cima Piazzi (3340 m) è emerso che il permafrost è qui presente e che raggiunge maggiori spessori sul versante Nord. La presenza del permafrost serve a garantire maggior stabilità dei versanti rocciosi.

 

5. 2011 – Lo studio del manto nevoso.

 

I ricercatori si focalizzano sullo studio della neve per capire quanta acqua, proveniente dalla sua fusione, vada ad alimentare i torrenti di media e bassa quota. I dati dimostrano che, su scala annua, il ruolo giocato dalla fusione nivale è pari, se non superiore, a quello della fusione glaciale. La portata dovuta alla fusione nivale è fondamentale per garantire la portata dei nostri torrenti e per mitigare le magre estive nei fiumi di pianura.

 

6. 2012 – 2014 Il nuovo Catasto dei Ghiacciai Italiani.

 

Nello stesso anno i ricercatori della Statale, in collaborazione con quelli del Politecnico di Milano e con il sostegno di Levissima, installano anche un idrometro sul torrente Dosdè per misurare l’acqua di fusione che lo attraversa in primavera e in estate. Lo strumento è ancora attivo e ha permesso di raccogliere la più lunga serie di dati di portata derivante dalla fusione nivo glaciale in un bacino di altissima quota in Italia.

 

7. 2014 – Levissima spedizione ghiacciai.

 

È un progetto di durata triennale condotto da un team di ricercatori dell’Università degli Studi di Milano, guidati dal professor Claudio Smiraglia e dalla prof. Guglielmina Diolaiuti. L’obiettivo di “Levissima Spedizione ghiacciai” è di studiare le variazioni della superficie di alcuni ghiacciai lombardi, in particolare il Dosdè (primo laboratorio del progetto) e il Ghiacciaio dei Forni (il più grande ghiacciaio vallivo italiano) in Valtellina, per estendere poi le metodologie a tutti i ghiacciai lombardi e italiani. Lo studio permetterà di verificare come i cambiamenti della “pelle” dei ghiacciai a livello abiologico e biologico influenzino le sue risposte agli agenti climatici, e quindi l’intensità della sua fusione.